BLACK & WHITE
a cura di Alberto Rigoni
Black & White
Nell’antico gioco orientale del go, come avviene anche per la dama e gli scacchi, si ripro- pone l’eterna lotta tra il bianco e il nero. A differenza però degli ultimi due, il primo però non si basa sull’annichilimento dell’avversario (dama) o sull’assalto a un obiettivo decisivo (scac- chi). Nel go quel che conta è l’attuazione di una strategia, attraverso semplici regole, per la presa di possesso di più territorio possibile sul campo di gioco. Tale territorio, però, non è conquistato per occupazione, bensì per delimitazione: attraverso le proprie pedine, il biancoe il nero segnano il campo tendando di includervi più vuoto possibile. Il gioco nisce quando nessuno dei due contendenti ritiene di poter effettuare una mossa efficace: a quel punto sivaluta di comune accordo la situazione sul campo e si stabilisce il risultato della battaglia. Se ancora ve ne fosse bisogno, l’esempio del go è l’ennesima conferma di come la dualità bianco-nero porti in sé valenze di inesauribile interesse e consenta, attraverso una dicotomiaapparentemente semplice, una riflessione su molteplici livelli. Ecco perché l’artista ha sempre accettato la sfida del bianco e del nero e si è sempre cimentato in questa esplorazione, defnizione e delimitazione di territori. Nella dualità che è gemella di tutte le altre dualità della manifestazione (il giorno e la notte, il maschio e la femmina, l’alto e il basso, il caldo e il freddo e così via) sono comprese tutte le esplorazioni, le defi- nizioni e le delimitazioni possibili, così come nel campo di battaglia del go sono possibili indefinite strategie e indefiniti esiti.
Nella semplicità binaria della sfida risiede la molteplicità e gli artisti radunati in questa collettiva che apre l’attività di E3 Arte Contemporanea non rinunciano, ciascuno secondo modalità proprie, ad affrontare l’impresa: per Claudioadami la tela o il foglio bianco sono l’idea stessa di superficie come l’inchiostro nero è l’idea stessa di colore; per Bonalumi, Dadamaino e Scheggi entrambi i colori sono l’essenza della monocromia, dalla quale partire per indagare lo spazio; per Biasi sono attori dello spettacolo cinetico che avviene sulla torsione; per un preanalitico Zappettini sono elementi costituenti di una struttura raffinata e metodica; per un postanalitico Cotani sono ombre e luci che
riflettono sulla tela il passare della vita.
Per i giovani Cella e Gironi, infine, sono attrezzi del mestiere con cui hanno iniziato a confrontarsi e che tanto daranno ancora alla loro ricerca se avranno la pazienza e la costanza di un giocatore di go, mettendo pietra dopo pietra un tassello in più per segnare con la propria strategia uno spazio vuoto.