Matteo Gironi

MOSTRA EMERSIONE  in 3D    https://www.artland.com/exhibitions/cjsfvlaka07ln08724qerqx7v

Matteo Gironi è nato a Verona nel 1973, città dove vive e lavora. Nel 2003 si laurea in Architettura presso lo IUAV di Venezia.

MOSTRE:

2008 – Riflessioni stenopeiche, evento collaterale “Atelier aperti” della fiera “Abitare il tempo”, Verona

2009 – La forma dei ricordi, mostra collettiva organizzata da Kn-Studio, Verona

2010 – Adoratori di infinito, mostra personale presso Kn-Studio, Verona, a cura di Elisabetta Bovo

2011 – L’infinita modificazione dell’identico, mostra personale presso Galleria Poliart Contemporary, Milano, a cura di Leonardo Conti

2012 – Artist deluxe, mostra collettiva organizzata da Kn-Studio presso Palazzo Victoria, Verona

2012 – Guardandoci intorno StartUp, un iniziativa di Contemporanea-Verona in collaborazione con ArtVerona, evento organizzato da Kn-Studio, Verona

2013 – Oggettualia #1, mostra collettiva presso Galleria Poliart, Milano

2014 – Materie, mostra collettiva presso Castello di Trezzo d’Adda (Milano), evento organizzato in diversi spazi espositivi da Associazione Heart, a cura di Simona Bartolena 

2016- Oggetto Libro  mostra TRIENNALE di Milano

2017- Contemporaneamente .2   Museo MAM  (Mantova)

2019 Emersione Galleria E3 Arte Contemporanea Brescia

PUBBLICAZIONI:

AreAArte nr 12 Inverno / Winter 2012/2013 , pag.12-15

“MATTEO GIRONI – La ripetizione creativa” di Marcello Palminteri

“The Emerging ” mostra personale E3 Arte Contemporanea 

TESTO AUTO-CRITICO (TRATTO DAL SITO INTERNET):

Non so se il barocco sia per me il punto di partenza o il punto di arrivo fatto stà che rileggendo il libro “Il Barocco in Italia” di Dino Formaggio edito da Arnoldo Mondadori nel 1960, mi sembra di leggere il manifesto programmatico della mia arte, con l’eccezione che la ricerca di una rappresentazione dell’infinito ha per me coinciso con l’elaborazione di un linguaggio basato sulla “necessità”, necessità che ho trovato nelle caratteristiche dei materiali che uso.

Ma la condizione di necessità mi serve solo ad esprimere quell’emozione per me non ben definibile ma molto simile a ciò che esprime l’arte barocca.

Direi che il barocco ha già definito il significato della vita “moderna” come lo è tuttora: l’uomo ha perso un suo centro reale (se non sé stesso) e già comprende di essere parte di un tutto che non riesce a comprendere (cioè né a capire né ad esplorare fino in fondo). La mia arte potrebbe essere definita come una parte di un infinito, un frammento nello scorrere (o nel precipitare) delle cose.

L’importante per me è evocare questa emozione al di là del linguaggio usato, anche se ritengo che le forme che creo devono essere vibranti, fisiche, attraenti, forse perché proprio in questo precipizio solo alle forme reali e carnali ci si può aggrappare; le forme perciò sono un veicolo, non sono il fine.