black mode
a cura di Alberto Fiz
Paolo Canevari
Domenico Bianchi
Bruno Ceccobelli
Davide Coltro
Riccardo De Marchi
Emmanuele De Ruvo
Matteo Gironi
Christine Liebich
Gerold Miller
Susan York
Sabato 12 settembre alle ore 18 la galleria E3 arte contemporanea di Brescia inaugura la nuova stagione con Black Mode, un ampio percorso espositivo, a cura di Alberto Fiz, che intorno al Nero coinvolge dieci artisti italiani e stranieri con opere in molti casi realizzate per l’occasione.
La rassegna rappresenta una preziosa opportunità per riflettere sulla componente segreta della materia ponendoci di fronte all’enigma e alla precarietà di un sistema dove i nostri strumenti di conoscenza appaiono estremamente limitati.
Black Mode (il titolo è un gioco di parole che prende spunto dalla modalità utilizzata sui social sugli smartphone) dunque, è una mostra che intercetta lo sguardo mobile dello spettatore attratto dal non colore, così come avviene per il suo opposto, il bianco.
Da Kazimir Malevich a Alberto Burri, il nero è inteso come elemento embrionale che contiene in potenza tutte le cose e, in base a queste premesse, si dipana il percorso di una rassegna variegata e originale nell’ambito della quale si confrontano approcci differenti rispetto ad una medesima suggestione. Utilizzando le parole del filoso Alain Badiou, si potrebbe affermare che Black Mode va incontro alla “sintesi infinita delle luci all’interno del nero”.
Sculture, video, installazioni, sono solo alcune delle modalità attraverso cui viene messo in scena un vero e proprio caleidoscopio di proposte e suggestioniche si sviluppano in una dimensione dialettica e relazionale.
Il nero diventa uno spazio di conoscenza dove si ritrovano le delicate cere di Domenico Bianchi, così come i Total Objects di Gerold Miller.
Ma la tensione verso l’oggetto coinvolge anche Paolo Canevari con le sue gomme e i suoi pneumatici trasfigurati e manipolati.
Alchemiche sono le creazioni di Bruno Ceccobelli, mentre i quadri elettronici di Davide Coltro propongono un processo di progressiva trasformazione.
Sono, poi, molte le suggestioni minimaliste in un contesto dove si rintracciano le superfici in alluminio e gli alfabeti di Riccardo De Marchi, le forme in grafite solida di Susan York, i bilanciamenti perfetti e paradossali di Emmanuele De Ruvo, le emersioni di Matteo Gironi e gli acciai verniciati a polvere di Christine Liebich.
Il nero, insomma, come prospettiva di ricerca, ma anche come tensione verso l’infinito.